MEMORIA BIOLOGICA E MEMORIA ARTIFICIALE


Nello svolgere le nostre azioni quotidiane, i nostri processi mnemorici incontrano spesso corpi esterni che riproducono le nostre stesse funzioni o ci affiancano. Sono dei microdispositivi che hanno una capacità di leggere, archiviare e recuperare dati. Memorie artificiali che s’incarnano negli strumenti dell’informazione (personal computer, ordinatori, smartphone, fotocamere,…) sotto diverse forme; memoria ram, memoria virtuale, memoria centrale, e fatti in diversi materiali, dal silicio come per le flash memory ai dischi magnetici e nastri magnetici. Tutte insieme compongono un agglomerato di memorie tecnologiche che possono alleggerire la mente e le sue funzioni, costruendo innumerevoli reti d’informazioni che con le parole di Esopo, “ può migliorare o peggiorare le cose”.

Queste memorie oltre ad essere importanti per noi lo sono per il computer stesso. Se la nostra memoria è vitale per la continuità del proprio Io, l’identità, la coscienza, la memoria tecnologica è necessaria per il computer perché consente la stessa attivazione degli apparecchi. Ad esempio la prima cosa che fa un apparecchio per accendersi è leggere il BIOS (Basic Input Output System) sulla ROM.

Ma quali sono le differenze con la nostra memoria biologica?

Effettivamente tra memoria biologica e memoria artificiale esistono alcune affinità come: la codifica delle informazioni, la memorizzazione, la loro archiviazione e recupero. E per la sua capacità di recupero dei dati memorizzati, la memoria tecnologica supera di gran lunga quella fisiologica.

Dal resto la memoria umana si rivela funzionalmente differente e sotto molti aspetti più complessa da non potersi sintetizzare in quella artificiale.

In primo caso la nostra memoria non solo memorizza significanti (manifestazioni esterne di un significato) ma significati, sotto forma di emozioni, impressioni, concetti, rappresentazioni mentali ed avvenimenti. Poi differenti teorie hanno dimostrato che la memoria umana è capace di selezionare, ottimizzare, integrare ed elaborare automaticamente i suoi contenuti tramite la potenzialità immensa dell’analogia e dell’associazione.

Erick Kandel, a capo del dipartimento del dipartimento di Neurologia ed Etologia dell’Università di Haifa in Israele, ha condotto ampie ricerche sulle differenze tra la memoria biologica e quella informatica, infatti ci spiega come il processo di creazione della memoria a lungo termine nel cervello umano è uno di quei fenomeni incredibilmente diversi rispetto ai cervelli artificiali come quelli dei computer. “Mentre un cervello artificiale impiega un attimo, e l’informazione viene salvata cosi com’è, nella nostra memoria biologica invece, il ricordo dopo essere stato acquisito continua ad essere elaborato, e la qualità del ricordo dipende proprio da questo, da come l’informazione che viene elaborata”.

In poche parole la differenza sostanziale è che la memoria biologica ricorda, ciò che non può fare quella informatica, e sono proprio la sua fragilità e la sua contingenza, la sua vera ricchezza. L’atto stesso di ricordare – spiega la psicologa canadese Sheila Crowell nel saggio “The neurobiology of declarative memory”– sembra modificare il cervello in un modo da rendere più facile l’apprendimento.

E per questo, quando acquisiamo nuovi ricordi nella nostra memoria a lungo termine, non riduciamo le nostre capacità mentali, anzi le rafforziamo. La flessibilità della memoria, proprio perché viva, corrisponde alla sua estensione un estensione dell‘intelligenza. Inoltre, nel momento in cui richiamiamo alla mente un ricordo, non è un semplice ripescare pacchetti d’informazioni dalla memoria, ma mattiamo in discussione l’intero processo di consolidamento, inclusa la generazione di proteine, che rielabora i ricordi e crea tutta una serie di nuove connessioni. Infatti ricordare è un processo che coinvolge tutto il corpo e cambia con il cambiare del tempo, e come spiega Joseph LeDoux “Il cervello che ricorda non è il cervello che ha configurato la memoria iniziale. Perché il vecchio ricordo acquisti significato nel cervello contingente, la memoria deve essere aggiornata.”

Quindi, mentre la memoria di un computer prende la forma di bit distinti e statici e i contenuti rimangono sempre identici, la memoria biologica è in uno stato di perenne rinnovamento.

E anche la capacità d’immagazzinamento, a differenza di quanti molti credono, per la memoria biologica non esiste un limite. Le informazioni non raggiunge mai un punto in cui le non possono essere fissate nella memoria; il cervello non è mai pieno.

La memoria biologica è semplicemente viva. 

Memoria La memoria è una serie di processi interconnessi che includono la registrazione delle informazioni

Memoria come conservarla

“Concentrati solo su ciò che vuoi attrarre a te. Ricorda, dove va la tua attenzione, lì scorre la tua energia”

 


La memoria è il complesso processo cognitivo con cui si registrano, immagazzinano e recuperano le informazioni nella nostra mente. Il modo migliore per aumentare la memoria e l'attenzione è creare le condizioni affinché si possano esprimere appieno. Con il tempo ed esercizio allenare queste due facoltà diventerà un'abitudine, con tutti i benefici che ne derivano.

La memoria ha la sua sede nella mente. La mente non è visibile come le parti volute del coro, non è tangibile, come la vista. Noi percepiamo i suoi strumenti, cioè l’occhio e il cervello, ma non la vista. Allo stesso modo noi non tocchiamo la mente, ma ne deduciamo la sua natura attraverso il pensiero e la volontà.

Le fasi della mente sono: sensazione percezione dell’intelligenza ricordo. La memoria funziona perché lavora con tutti e 5 i sensi e la sua potenza consiste nel saper distinguere le cose apprese o percepite. Capita di osservare 10 volte un oggetto eppure ci sfugge il nome o non sappiamo descriverlo. Questo dimostra come la memoria sia una facoltà molto complessa.

Come si attiva la memoria? Il primo stadio è l’impressione, cioè qualcosa che fa pressione, che si imprime, che incide. È imporrante capire come possiamo migliorare queta facoltà.

Ci sono modi per ricordare: il più comune è l’esercizio di ripetizione. Imparare a memoria non aumenta la capacità di memoria, ma aiuta a impressionarla. Altro metodo eccellente è sapere ascoltare, prendere nota, rileggere: fondamentale è l’attenzione: se l’ascolto è distratto, difficilmente si ricorda.

Analizziamo i vari tipi di memoria: Sensoriale; la Memoria a Breve Termine; la Memoria a Lungo Termine.

1.     Memoria sensoriale ed emotiva. È quella legata ad un profumo, a un sapore, a una musica, a una voce; ha la capacità di mantenere le tracce mnestiche acquisite solo per una manciata di secondi. Malgrado il tempo limitato di mantenimento delle informazioni, questo tipo di memoria risulta comunque sufficiente per riuscire a percepire la realtà. A seconda della percezione sensoriale coinvolta, si hanno differenti caratteristiche: la memoria sensoriale visiva (memoria iconica) opera sotto soglia di coscienza, mantenendo per pochi istanti la traccia delle immagini viste; la memoria sensoriale uditiva (memoria ecoica) che svolge, invece, un ruolo importante nel processo di comprensione del linguaggio verbale e mantiene la traccia per pochi secondi.

2.     Memoria a breve termine, quando si trattiene un numero limitato di informazioni, ad esempio: il parcheggio è la meno impressa perché è un gesto meccanico. La Memoria a Breve Termine (MBT) contiene poche unità di informazioni per un tempo molto breve, di circa 20/30 secondi, anche poco più: per un soggetto adulto, le unità contenibili sono 5 con una variabilità di ±2, a seconda delle caratteristiche del materiale da ricordare. Questo tipo di memoria svolge la funzione di collegamento tra la memoria sensoriale e la memoria a lungo termine. Le tracce presenti in questo magazzino possono essere consolidate e transitare nella memoria a lungo termine, tramite strategie comportamentali. Se ciò non si verifica, le informazioni sono destinate a scomparire.

3.     Memoria a lungo termine è la memoria legata ad una prima esperienza. Il ricordo del primo amore, il primo viaggio.

1.     Procedurale è la memoria di saper fare alcune cose, per averle fatte in altra occasione.

2.     Dichiarativa quando di rievocano informazioni che ci hanno riferito o qualcosa che abbiamo visto di sfuggita.

3.     Del linguaggio è la memoria legata alla parola, alla grammatica, all’istruzione.

4.     Storica o remota. Questa è la più legata alla nostra personalità. È quella che non perderemo mai perché è legata all’età della formazione. Il ricordo di quanto abbiamo vissuto è il più impresso nella mente, è cresciuto con noi dalla nascita all’adolescenza.

 

Per ricordare è fondamentale dimenticare. Se i ricordi non svanissero mai, la nostra mente sarebbe così sovraffollata di informazioni da generare un perenne caos.
Quindi la memoria, per raccogliere informazioni, deve lavorare in base al principio di economia cognitiva, eliminando tutte le informazioni superflue o già immagazzinate.


Esistono appositi neuroni che permettono al cervello, durante il sonno, di liberarsi dei ricordi inutili. Questa abilità appartiene all’ippocampo, struttura cruciale nel cervello per la formazione dei ricordi. La memoria permette così di trasmettere solo le informazioni più utili, permettendoci di prendere decisioni più intelligenti.

Esistono casi in cui il meccanismo di cancellazione dei ricordi non funziona e la “troppa” memoria diventa una vera e propria maledizione.

Si definisce ipertimesia la condizione per cui un individuo possiede una memoria autobiografica che permette il ricordo di tutti gli eventi vissuti nella propria vita. Questi soggetti ricordano dettagliatamente quasi tutti i giorni della propria esistenza, così come gli eventi pubblici che abbiano un significato personale. L’ipertimesia non permette di decidere cosa ricordare. Quando si nomina una data qualsiasi, il soggetto ricorda chiaramente tutto ciò che è avvenuto quel giorno, comprese emozioni e sensazioni. Chi ne soffre definisce però i ricordi come “estenuanti ed incontrollabili”. Si è condannati a ricordare vividamente anche ogni figuraccia, sconfitta lavorativa, delusione amorosa, lutto. Tutto riemerge costantemente come un chiaro e dettagliato flashback, senza permettere mai liberi di lasciarsi alle spalle il passato.

 

COME NASCONO I FALSI RICORDI? La memoria non è un magazzino di informazioni statico ma, anzi, è in continua modifica e rifacimento. Ecco perché molte esperienze che siamo convinti di aver vissuto non sono in realtà mai avvenute o sono accadute in modo diverso. Si parla quindi di falso ricordo per indicare un evento passato che per la nostra mente è assolutamente reale ma che in realtà non è mai avvenuto.
Basti pensare che per la scienza è impossibile ricordare qualcosa prima dei 2 anni di vita. Eppure quasi il 40% degli adulti è convinto di ricordare eventi di quando era ancora molto piccolo. In realtà si creano falsi ricordi a causa delle emozioni e delle distorsioni che intervengono ogni volta che si racconta il ricordo. Ciò che sembra un ricordo reale è invece una rappresentazione mentale creata a partire da esperienze precoci a cui si sovrappongono fatti ed eventi che altri hanno raccontato sulla nostra infanzia.

 

TUTTI ABBIAMO FALSI RICORDI?

Gli individui più soggetti ai falsi ricordi sono i bambini e gli anziani.
I bambini hanno, infatti, una memoria ancora in fase di sviluppo mentre gli anziani in fase di cambiamento o deterioramento. Tuttavia sono frequenti anche nelle persone che hanno una vivida immaginazione e tendono ad arricchire di dettagli i racconti. Oppure in coloro che hanno pensieri ricorrenti o, come i bambini, tendono ad assecondare chi li sta interrogando.


È dunque estremamente difficile valutare la veridicità di una memoria.


E anche se giuriamo di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità…potremmo sbagliarci.

 

Esercizio:

Il racconto: narrazione di una storia nell’aula e 5 allievi fuori.